2004 Nino Migliori

Premio Rodolfo Pucci “La Fibula d’oro” Anno 2004

PERCHE’ NINO MIGLIORI

Senza saperlo, il primo a metterci la pulce nell’orecchio, è stato Giorgio Tani che nella prefazione al libro prodotto dalla FIAF dedicato a Nino Migliori, si congeda con una sintesi che di per se già racchiude l’essenza della “Fibula” e ci invita a curiosare intorno al personaggio.

Giorgio Tani scrive “Uno dei lati più spiccati della personalità di Nino Migliori è la disponibilità all’insegnamento, a far si che ciò che viene generato dalla sua creatività, diventi materia di tutti. Ciò che ha lo da.”

Ora perché si comprenda pienamente il valore di questa definizione, bisogna rispondere alla domanda: “chi è Nino Migliori?”

Il percorso artistico svolto negli anni da Nino Migliori è senza dubbio uno dei più originali еd interessanti della cultura fotografica italiana e internazionale.
Nasce a Bologna nel 1926, dovе ancora oggi vive e lavora.
Dopo aver conseguito il diploma di perito industriale elettronico ed essersi anche iscritto alla facoltà di economia e commercio di Bologna, Migliori cambia completamente direzione, seguendo essenzialmente quell’interesse per la fotografia che gli si era manifestato intorno ai vent’anni.

Già пеl 1948 lo troviamo tra i più attivi autori nei circoli е nei concorsi fotografici. Gli inizi appaiono divisi tra la Fotografia neorealista attenta alle ricerche di Strand, di Cartier-Bresson, con una particolare idea di racconto in sequenza (era il momento del neorealismo cinematografico, su cui anche la Fotografia si modellava) е il suo interesse per la sperimentazione.

Migliori fece suo quel linguaggio fatto di storie vere, nacque così «un corpus segnato dal segno stilistico dominante dell’epoca, il neorealismo: una visione della realtà fondata sul primato del “popolare’, con le sue subordinate di regionalismo e di umanitarismo. La vita delle famiglie italiane ancora patriarcali, la povertà e l’arretratezza del paese, il Sud tutto sole e miseria finivano nelle sue nitide stampe “stile Cartier-Bresson”.

La sua formazione si inquadra tra il “fotogiornalismo impegnato” dell’agenzia Magnum е la cultura dell’immagine dell’inforrnale: пеl corso del tempo il suo lavoro, passando dalla sperimentazione su materiali del tutto originale ed inedita (le “Ossidazioni” ed i “Pirogrammi” degli anni ’50) е dalle ricerche sull’utilizzo dei materiali a sviluppo istantaneo negli anni ’70 (materiale Polaroid), ha assunto sempre più valenze concettuali giungendo alla “off-camera” cioè alla Fotografia senza l’utilizzo della fotocamera, priva della prospettiva tridimensionale e illusionistica.

Ma la “fibula” non è un riconoscimento al solo prestigio fotografico, ma prevalentemente vuole essere un attestato al merito umano dell’artista, e anche in questo Nino Migliori è Maestro. Infatti da più di venti anni egli affianca alla sua attività produttiva, un impegno sempre crescente come organizzatore e animatore culturale.

L’interesse per la didattica e la comunicazione delle proprie sperimentazioni è sicuramente una caratteristica peculiare della sua personalità, facendo così partecipi gli altri delle proprie intuizioni e ricerche.
Sono diversi gli interventi a cui partecipa; da quelli coi bambini delle scuole elementari ai corsi preparatori per gli insegnanti, dai workshops off-camera agli stages nei musei.
L’interesse e la passione che riesce a comunicare, trasformano tali interventi in veri e propri laboratori artistici, inventando sempre nuovi percorsi sperimentali, durante i quali, attraverso il gioco e la manipolazione, riesce con facilità a trasmettere il linguaggio della fotografia e la sua alfabetizzazione.

Ha scritto MicheleSmargiassi su Repubblica “.. Per la didattica Migliori ha una vera vocazione. Negli ultimi venti dei suoi 75 anni ha tenuto decine di corsi, workshop, progetti, preferibilmente con ragazzi e bambini. Lui che nel mondo della fotografia d’autore è annoverato fra i ‘concettuali’, lui che è forse l’unico fotografo italiano dell’informale, insomma un ‘difficile’ per i consumatori medi di fotografia, lui riesce a rendere la fotografia facile e trasparente. Come la luce. L’ingrediente fondamentale delle sue opere e, si direbbe, della sua vita.”

Lo scorso Gennaio, in occasione dell’inaugurazione di un importante mostra/concorso a Verona, lo abbiamo incontrato intorno a una tavola da pranzo, abbiamo potuto gustare la genuina compagnia di un uomo apparentemente comune, ma, indiscutibilmente, molto, molto speciale

2020-05-30T14:41:44+02:00

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