Da Sabato 4 a Domenica 12 Maggio a Castelnuovo di Garfagnana, nella Sala Suffredini in Piazzetta Ariosto, la mostra “PLURALE, SINGOLARE”, organizzata dal Circolo Fotocine Garfagnana con il riconoscimento della FIAF ed il patrocinio del Comune di Castelnuovo e dell’Unione Comuni Garfagnana.
Si tratta di un insieme di lavori di singoli autori che danno vita ad una mostra varia, che proprio nella molteplicità dei temi trattati e nelle modalità di presentazione, trova il suo maggiore interesse. Sono ben 12 gli autori che espongono i propri progetti fotografici: Stefania Adami “L’orizzonte degli eventi”, Valeria Coli ”Saariselkä, 5500k”, Pietro Guidugli “La Mandolata”, Simone Letari “Polesine terra fluida”, Simona Lunatici “Penombra”, Gigi Lusini “Le forme dell’acqua (cartoline)”, Maria Magagnini “Bocciofila Garfagnana”, Daniela Marchi “Gente di mondo”, Patrizio Pocai “Macrofotografia”, Mauro Prontelli “Futuro Vintage”, Luca Salotti “Attori non protagonisti [Islanda]”, Marco Venturi “Fornaci 0.0”.
Saranno in mostra anche le foto dei partecipanti al Corso di Fotografia organizzato nella prima parte dell’anno dal Circolo garfagnino, sono ben 13 gli autori che si sono cimentati sul tema “La Casa”, declinato da ognuno in modo personale e creativo: Augusto Barile, Bernardo Bernardi, Silvia Bianchini, Isabella Bravi, Isabella Buriani, Alessia Fusari, Sara Gherardi, Giulio Giannotti, Giusi Gigli, Alessandra Guidi, Riccardo Lombardi, Jacopo Moscardini, Laura Tamagnini.
“L’ORIZZONTE DEGLI EVENTI” di Stefania Adami
Auschwitz – Birkenau, settembre 2018. Ad Auschwitz si arriva in pullman Gran Turismo e si torna indietro. A piacimento. C’è la fila all’ingresso. Prima di entrare nel Campo puoi prendere il caffè al bar o fare uno spuntino. Puoi mettere gli auricolari per ascoltare le guide e anche fare la pipì. Poi t’incolonni, passi il tornello e procedi verso l’itinerario.
…un “orizzonte degli eventi” può essere definito come una regione dello spazio-tempo oltre la quale cessa di essere possibile osservare il fenomeno.Ad Auschwitz non vedi niente./Non vedi la polvere di razza umana portata dal vento/Non vedi gli scheletri decomposti di bambini inutili,/ormai terra battuta./Non vedi donne calve strapparsi i capelli,/non vedi uomini spezzati strapparsi la gola./Sono nel suolo, concime per gli alberi./Non vedi il Canada, che è in Nord-America./E non vedi carne annerire sul fuoco/ché il barbecue lo trovi in albergo, quando rientri./Non vedi le lacrime, se non sta piovendo. /Ad Auschwitz, binario morto della coscienza sepolta,/non senti puzza di gas, né di ferro spinato./Ad Auschwitz non senti/il profumo buono del nuovo giorno./E’ scomparso. Per sempre./Risucchiato dal Buco Nero della peggiore umanità. Stefania Adami, 1 maggio 2019
“SAARISELKä, 5500K” di Valeria Coli
Convenzionalmente, in fisica, la tonalità della luce si definisce come temperatura colore e viene espressa in gradi Kelvin (K). 5500k è una temperatura tendenzialmente fredda che corrisponde alla luce diurna ed è quella che, fotograficamente parlando, restituiscono queste immagini di Saariselkä, un villaggio situato in Lapponia, nel nord della Finlandia, dove il freddo, quello atmosferico, scende di molto sotto lo zero. Un paesaggio ovattato e silenzioso, soffocato dalla neve e dal suo bianco totale, da cui emergono, di volta in volta, i colori delle abitazioni con un fascino inaspettato.
“LA MANDOLATA” di Pietro Guidugli
Tradizione storica del Rione Santa Lucia di Castelnuovo, viene preparata per distribuirla il giorno della festa del 13 dicembre davanti alla Chiesa di Santa Lucia. Miele di castagno e zucchero, cotto a fuoco dolcissimo per più di un’ora, continuamente mescolato, noci finemente spezzettate e scaldate al punto giusto, gli ingredienti di questo croccante lavorato a mano. Il miele cotto viene versato su una piastra di marmo unta con olio di oliva; dopo che si sarà un po’ stemperato, lavorato a lungo, formando una treccia che viene più volte rivoltata, con la colorazione che passa lentamente da bruna a dorata. Unito poi a mano alle noci, per formare alla fine un rettangolo tenuto insieme da due ostie per croccante, poi suddiviso in rettangoli. A preparare ad arte la mandolata Flavio Bonini, Eliano Pieroni, Marco Mattei, Luca Mori e Manuela Bertoncini, tutti del rione Santa Lucia naturalmente.
“POLESINE TERRA FLUIDA” di Simone Letari
Selezione di fotografie facenti parte di un lavoro più ampio realizzato durante la campagna fotografica ARCIPELAGO POLESINE a cura dell’associazione Ikonemi. Un percorso personale attraverso l’abitato esterno ed interno, la natura, le persone.
“PENOMBRA” di Simona Lunatici
Tra luce e ombra c’è una zona indefinita, in cui i contorni delle cose si dissolvono, le forme svaniscono e si fanno ambigue, i pensieri vacillano tra certezza ed incertezza.
“LE FORME DELL’ACQUA” di Gigi Lusini
L’attrazione per l’acqua è per molti soprannaturale. Profonda. Spirituale. Il mare, i laghi specialmente mi provocano un grande senso di pace. Di relax. Se non altro per l’idea che, con il loro “caos ordinato” potranno dare il via a diluizioni infinite… delle mie futurissime ceneri. Ma il fiume, l’acqua che scorre, ha su di me un’ azione interiore. Ipnotica. E che sia per la mia “natura”, l’acqua è lo spirito divenuto inconscio, diceva Jung, o per quella pacata, violenta, muscolare, dolce, multiforme ostentazione di energia (del divenire, più secondo Aristotele che Eraclito) che si risolve, o si cede? mentre attraversa i paesaggi l’anima?, non importa se in forma di fiumi, ruscelli.
E queste acque, modellate e dolcemente, ma decisamente, costrette da queste forme svariatissime, ma tutte tendenti verso la stessa meta, lambiscono posti bellissimi senza potersi fermare a guardare. Inesorabilmente. Poi man mano si confondono nel mare. In una condizione apparentemente infinita (diluizione ma non dissolvimento, è bello sperare), ma con una punta di malinconia pura. Destino inevitabile. Inappellabile.
Acqua e fiumi. Molto più di un semplice progetto, quindi. Un filo mentale per tutte le immagini prodotte. Ma sempre più, come ormai per quasi tutti i soggetti, autoritratto che salta fuori dal meccanismo “Soggetto – Mediazione – Rappresentazione” e che assomiglia sempre più al Fotografo che al Soggetto Fotografato.
Acqua e Fiumi come Autoritratto, quindi, dove traspare, (ma guarda!?) facilmente la mia malinconia. Per non poter vedere tutto quello che vorrei. (g.l.)
“BOCCIOFILA GARFAGNANA” di Maria Magagnini
Chi scatta una fotografia vuole “fermare” una minuscola frazione temporale che contiene in sè una sequenza di vita. Lo scatto restituisce un’immagine che implica un “prima” e un “dopo”. Quando poi la fotografia spazia in contesti socializzanti, allo spessore temporale si unisce quello relazionale: il tempo si mescola allo spazio, l’io si combina con l’altro e l’inquadratura restituisce una pluralità di storie e significati. Per accompagnare la scelta di questa serie, prendo in prestito le parole di Brassai, per cui” la fotografia deve suggerire, non insistere o spiegare”. Lontana da questo lavoro la pretesa di rendere in modo esaustivo la ricchezza sociale e culturale del luogo, ma solo di suggerirne l’idea, come premessa per un approfondimento in divenire. Ringrazio infinitamente Cocò (gestore e anima del posto) e insieme a lui gli altri frequentatori della Bocciofila per la premurosa disponibilità.
“GENTE DI MONDO” di Daniela Marchi
Orgosolo, New York, Venezia, Dubrovnik, Corfù, Parigi…ho portato con me questi semplici incontri, casuali e fugaci, con persone che rimarranno sconosciute.
“MACROFOTOGRAFIA” di Patrizio Pocai
Che la natura fosse bella già lo sapevo… Ho solo provato a guardarla più da vicino…
“FUTURO VINTAGE” di Mauro Prontelli
La denominazione vintage, come testimonia l’enciclopedia Treccani, deriva dal francese vendenge e a sua volta dal latino vindemia. Quindi sembrerebbe riferito ai soli vini d’annata e di pregio, invece nella sua estensione, il termine ha riferimenti molto più vari, come la moda, l’arredamento, l’oggettistica e le auto. Spesso, anzi, si è adottato come stile di vita o di abbellimento nel proprio ambiente di lavoro. Il periodo storico che stiamo vivendo segnerà sicuramente un passaggio epocale nello stile di vita e nelle abitudini cosi come le conosciamo. La robotica sta ormai avendo il sopravvento su molte attività umane, mi auguro solo di non vedere città deserte e contatti virtuali, il contatto umano deve rimanere prioritario.
“ATTORI NON PROTAGONISTI” [Islanda] di Luca Salotti
Parlare dell’Islanda, ormai da alcuni anni fra le mete turistiche più frequentate, ci riporta ad esperienze sensoriali forti, a volte lontane dalla percezione comune: le imponenti cascate, le distese dei ghiacciai, lo spettacolo dell’aurora boreale ne sono soltanto alcuni esempi. Per chi ama la fotografia un viaggio in Islanda si trasforma dunque in un’occasione profondamente ricca di stimoli visivi e così è stato anche per me. Tuttavia in questa serie ho voluto mettere in luce un’altra Islanda, meno appariscente e consueta, ma che io ho percepito come ugualmente affascinante e coinvolgente. Come dopo la visione di un film riusciamo ad apprezzare l’interpretazione dell’attore principale anche grazie al ruolo degli attori non protagonisti, allo stesso modo questi scatti tentano di dare il giusto rilievo anche a ciò che solitamene rischia di essere banalizzato.
“FORNACI 0.0” di Marco Venturi
“Ma cos’è quel fumo che esce dal monumento ai caduti? … Ah no, è soltanto una nuvola…” disse lui.
“…O forse è un segno dei tempi che verranno”, concluse lei.
Incontro con il fotografo MARCO BARSANTI.
Nell’ambito della mostra “Plurale, Singolare” Giovedì 9 maggio incontro con il fotografo MARCO BARSANTI.
Importante fotografo ed apprezzato insegnante di fotografia ha iniziato a dedicarsi alla fotografia nei primi anni ottanta come autodidatta, poi alcune esperienze specifiche in terra americana lo hanno stimolato ad approfondire le conoscenze. Nel 1994 un incontro-studio con i fotografi John Sexton e Morley Bear gli ha consentito di esplorare in maniera più estesa i contenuti del linguaggio fotografico. Il paesaggio dei suoi luoghi è divenuto a poco a poco il soggetto principale delle sue fotografie; osservandone gli aspetti naturali ha scoperto la bellezza nelle cose più abituali e semplici. Pertanto ha cercato di descrivere come in una roccia o in un albero possano essere presenti altri significati. Oggi sente qualcosa di speciale nel ritrarre l’armonia della figura umana nel paesaggio; Il corpo femminile, espressione di bellezza e sensualità, rievoca in lui il senso di appartenenza, di continuità con la natura.
Nel 2016 ha partecipato al “Festival de la Photo de Nu” ad Arles – Le Baux de Provence. Si è da poco conclusa una sua mostra presso il Palazzo Carli di Sillico. Attualmente dedica particolare impegno all’insegnamento tecnico e storico dell’arte fotografica. er chi vuole conoscere Marco Barsanti questo il suo sito internet: www.marcobarsanti.it